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Lui & Lei

I vicini del Mulino Bianco -1-Io


di Membro VIP di Annunci69.it eiacul
19.09.2024    |    4.712    |    2 9.9
"Arriviamo in cucina e, cavolo, il frigo è veramente da spostare..."
Prendo spunto da tre elementi: Vicina attizzante, abitare in campagna, lavori domestici.
Questo il risultato della mia fantasia, nel senso mi piacerebbe realizzarla e la vorrei così.

Abito in periferia in una casa con giardino. Confinante c’è una bella e grande casa circondata da un ampio appezzamento di terreno, una ex colonica ristrutturata molto bene che assomiglia al mulino banco della pubblicità.
Ci abita una famiglia composta dal marito, che lavora molto all’estero, la moglie e due figli grandi che non sono quasi mai in casa. La moglie non lavora, evidentemente il marito guadagna bene, ed è praticamente sola in quella grande casa isolata. Speso fa jogging per i viottoli di campagna.

A me piace curare il giardino, gli dedico molto del tempo libero e spesso mi si può trovare lì. Inoltre mi piace il fai da te e svolgo un sacco di lavori di manutenzione in casa e fuori con quasi tutti gli attrezzi possibili.
Anche la mia vicina cura personalmente il suo grande giardino, ma capita che abbia problemi a fare i lavori più pesanti o che richiedono attrezzi particolari e qualche volta mi chiede un aiuto. Ci conosciamo da una vita e un favore tra vicini non si rifiuta mai. Ogni tanto mi arriva una bottiglia di vino per ricompensa.
-Sei sempre gentile e disponibile e non vuoi mai essere pagato- è il suo solito ritornello.
-Pagarmi? Figuriamoci, tra vicini non si guarda queste cose- la mia classica risposta.

Già…la mia vicina…

50 anni abbondanti, una stangona di 1.90, rossa di capelli con occhi verdi, carnagione chiara con qualche lentiggine e un po’ di rughe che le danno un’aria vissuta, magra, fisico tonico, seni piccoli ma appuntiti e un culo da favola che una volta un amico in comune definì con grande enfasi “il più bel culo della città, da vedere e da usare”. E pare che in gioventù gli piacesse usarlo. Quel gruppo di amiche era ben conosciuto.

Quella frase mi è sempre risuonata in testa, soprattutto da quando si è trasferita nel “mulino bianco” qualche anno fa. Nonostante ciò mi sono sempre peritato a fare qualunque proposta, giudicando troppo rischioso essere vicini di casa.

È tarda primavera, sabato pomeriggio. Sto passando il giardino con il tosaerba ma il caldo si fa sentire quindi sono a torso nudo con pantaloncini corti. Così rinforzo l’abbronzatura per l’estate, anche se ho già un bel colorito moro. Con la coda dell’occhio vedo lei che si affaccia fuori di casa, guarda nella mia direzione poi rientra. Una, due, tre volte e infine si decide avviandosi verso di me che imperterrito continuo il lavoro facendo finta di non averla vista.
Mi aspetta sul confine a ridosso della siepe e quando arrivo in quel punto si sbraccia per farsi vedere. Porta shorts e una maglietta corta che con lo sbraccio si alza fino al torace.
Un lampo mi coglie, non ha il reggiseno (e peraltro non ne avrebbe bisogno).
Mi fermo, spengo il tosaerba, asciugo il sudore con uno straccio che avevo in tasca e mi avvicino a lei con sguardo interrogativo.

-Ciao, scusa se ti disturbo, vedo sei indaffarato ma avrei bisogno del tuo aiuto, come sempre…- mi fa con tono quasi supplicante.
-Tranquilla, nessun disturbo, ma solo se mi offri un bicchierone d’acqua che muoio di sete. Dimmi tutto- con il sorriso più grande che posso.
-Ti accontenteresti di troppo poco – il suo tono si fa ora sornione.
Un secondo lampo. “Chissà se vuole dire…” sussurra un diavoletto dentro di me.
-Devo spostare il frigo in cucina per imbiancare, ma è troppo pesante e da sola non ce la posso fare. Mio marito non c’è, come sempre, e neppure i ragazzi. Tu sei bello robusto e se ci mettiamo assieme…- sorridendo e calcando il tono sulla frase finale lasciata in sospeso.
“Questo è un doppio senso, neanche tanto velato…” dice il diavoleto.

Arriviamo in cucina e, cavolo, il frigo è veramente da spostare. Altri mobili sono già in mezzo alla stanza.
-Accidenti, hai fatto da sola fino a qui?-
-Certo, non sono mica flaccida, sono tosta, tocca qui - e mi presenta gli addominali tirando su la maglietta. Ovviamente non mi limito a toccare ma letteralmente le palpo la pancetta tirata.
-Complimenti se più tonica di me, mettiamoci insieme e facciamolo - “se vogliamo giocare ai doppi sensi…” il diavoletto.
Abbracciamo il frigo da destra e da sinistra, senza riuscire a vederci l’un l’altro. Le mie mani si sovrappongono alle sue braccia e posso apprezzare la morbidezza della sua pelle.
Iniziamo a spingere assieme ma il frigo s’inzeppa in una mattonella e il cavo della corrente resta avvolto quasi a rompersi.
-Stai ferma così che libero il cavo- e mi chino a terra per staccarlo.
Fatto. Alzo lo sguardo e mi trovo i suoi shorts praticamente in faccia.
“la furbetta si è spostata, vediamo un po’…” il diavoletto.
Lei non fa nulla per scansarsi e neppure io, anzi con un movimento improvviso come se perdessi l’equilibrio, mi smuso sugli shorts.
Lei resta ferma e allora oso, faccio un movimento a strusciare la bocca sul pube.
Sento benissimo il suo profumo di femmina. Indugio un poco e mi allontano rialzandomi. Lei è sempre lì e mi guarda negli occhi.
“ha prurito, non mi scappa più” il diavoletto a questo punto urla anziché sussurrare.
-Scusa, ho perso l’equilibrio - faccio finta di scusarmi sostenendo il suo sguardo mentre mi rialzo.
-Nessun problema, non mi hai fatto male - e percepisco un “anzi” molto sommesso.

Frigo spostato, mi sistemo a sedere.
–Adesso voglio essere pagato- affermo sorridendo.
-Certamente- e si volta verso il frigo.
Lo apre e fa palesemente finta di cercare qualcosa, piegandosi a novanta gradi davanti ai miei occhi. Resta in quella posizione per alcuni momenti.
La frase dell’amico mi risuona in mente ed è sempre vera, un culo strepitoso visto da lì. Il pacco comincia a indurirsi.
Si gira con un bicchiere pieno di acqua per me e uno per lei, non mi sono neppure accorto che li aveva riempiti a forza di ammirare quello spettacolo.
-Ogni promessa è debito. Intanto questo, poi ti do il resto …- e si porta al lavello bevendo il suo.
Bevo e mi avvicino a lei che mi dà le spalle. Porgendole il bicchiere da dietro appoggio senza remore il pacco al suo culo. L’erezione ormai è completa e la sente tutta. La sua mano afferra la mia e accompagna il bicchiere nel lavello.

- E il resto del pagamento ? – chiedo con voce bassissima avvicinandomi all’orecchio.
-Stai già cominciando a riscuotere- anche la sua voce è bassissima, quasi ansimante.
Gira solo la faccia cercando la mia bocca. Le lingue s’incrociano in un bacio compulsivo e voluttuoso.
L’appoggio è diventato un movimento pelvico di spinte che lei asseconda.
La afferro per le braccia, la rigiro di fronte e la avvinghio in un abbraccio totale con le mani che la frugano dappertutto. Anche le sue fanno lo stesso.
-Sono tutto sudato…-
-Meglio, sei più maschio…-
Le bocche si ritrovano e affondiamo la lingua il più profondo possibile. E’ caldissima.

Ormai siamo decollati. La prendo di peso, la appoggio seduta sul tavolo e via la maglietta.
I capezzoli sono ritti e prepotenti. La spingo sdraiata e in un secondo sfilo gli shorts.
Non ci sono neppure le mutande, per forza sentivo il suo odore così bene.
Tocca a lei. Ho il torso già nudo e sudato. Lo accarezza tutto con soddisfazione. Porta una mano alla bocca per suggere il mio sudore mentre con l’altra slaccia i pantaloni e abbassa le mutande. Finisco io di togliere questi due stracci e siamo completamente nudi.

Ci guardiamo con eccitazione a mille. Io in piedi e lei seduta sul tavolo. Di nuovo avvinghiati ma stavolta le mani vanno decise sulla fica e sul cazzo.
Ci masturbiamo così, con le lingue in bocca come due ragazzini.
La sua presa è decisa e scorre tutta l’asta. Le mie dita si fanno strada in lei, prima una e poi due. E’ un lago.
Sento il clitoride farsi avanti e lo titillo tra pollice e indice. Ha un sussulto, geme, ma non molla né il cazzo né la lingua in bocca.
“alla faccia, si vede l’esperienza…” il diavoletto.

-Basta giocare- affermo deciso. Il suo sguardo è un misto di eccitazione e attesa del prossimo passo.
La spingo di nuovo sdraiata e le afferro le caviglie portandole in alto, sulle mie spalle.
Ha capito e il suo sguardo acconsente voglioso.

Appoggio la cappella all’ano. Non serve lubrificare, è già tutto bagnato dai suoi umori.
Spingo con delicatezza ma deciso fino in fondo in un unico lento movimento. E’ un po’ stretto. Strano, non sembrerebbe un culo molto usato.
Solleva solo un poco gli occhi al cielo alla penetrazione poi torna concentrata nell’atto senza distogliere lo sguardo dal mio.
Lei geme e mi afferra il bacino, io ansimo mentre vado avanti e indietro dentro quella grotta meravigliosa per alcuni minuti.
Qualche spinta profonda, qualcuna appena all’entrata, qualche fuori e dentro, qualche momento fermo a fondo.
E’ sempre più bagnata. Le gambe saldamente sulle mie spalle. Con una mano stuzzico i capezzoli con l’altra massaggio di nuovo il clitoride che è rosso, sembra esplodere. Le sue mani invece si fanno spasmodiche.
E viene, lasciandosi andare in un sospirone di liberazione mentre un flusso impressionante e caldo gocciola anche sul pavimento.
La mia mano è fracida dei suoi umori. La annuso e assaggio. Il sapore è dolce ma l’odore sa leggermente di selvatico.
Porto la mano alla sua bocca e la sugge avidamente, sempre guardandomi negli occhi.

-Adesso tocca a me, finisci l’opera- le ordino uscendo da lei e scostandomi di un passo.
Scende dal tavolo e s’inginocchia davanti al cazzo vibrante e umido.
Proprio sopra il laghetto della sua venuta.
Afferra l’asta, la osserva per un attimo e comincia a passare la lingua dappertutto, cappella, asta, palle e di nuovo cappella. Continua per qualche interminabile secondo. Sto morendo.
Poi apre la bocca e lentamente lo prende fino in fondo. Sento il naso che spinge sul pube.
Con tutto il cazzo dentro deglutisce alcune volte, la laringe mi stringe la cappella facendo su e giù.
Si ritira un po’, fino alla punta e tenendo la cappella stretta fra le labbra comincia un lavoro avvolgente di lingua mentre con una mano scorre l’asta e l’altra carezza le palle. Sempre guardandomi negli occhi.
Resisto per poco e esplodo in un orgasmo vulcanico, che sembra non finire più.
“ora mi escono pure i testicoli” il diavoletto soddisfatto.

Sgrana gli occhi ai primi schizzi ma non distoglie mai lo sguardo e ingoia tutto.
Un’espressione soddisfatta si rivela alla fine sul suo volto mentre lecca le poche gocce che sono sbordate sulla guancia.
-WOW, non ho più una goccia di liquido in corpo- riesco a dire mentre mi accascio sulla sedia più vicina.
Si avvicina in ginocchio facendosi strada fra le gambe e continua a leccare le ultime gocce grondanti dal cazzo che si sta ammosciando.

-Allora, ti è piaciuta questa moneta ?- mi chiede sorridendo.
-Abbastanza, ma il debito è molto alto. Mi sa che mi devi qualche altra rata e poi ci sono altri tipi di moneta che puoi spendere - con fintissima serietà.
-Abbastanza? Brutto stronzo, vorrei vedere chi ti fa un trattamento così. Era da un bel po’ che non davo il culo - con finta arrabbiatura.
-Ok, lasciamo il conto aperto – continua con tono dolce e facendo l’occhiolino.

Beh, quel conto non si è mai chiuso e ancora ogni tanto “faccio un bancomat”. Ma per carità, sempre in cambio di qualche favore. Bisogna salvare le apparenze, no?

... continua
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